Non solo le Due Torri
Aggiornato il 04 maggio 2022 Da Bologna Welcome
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Andrea Malossini, scrittore e giornalista, ha lavorato con Garzanti, Vallardi Editore, Rai 1 e Libri di Emil. Appassionato di storia e tradizioni popolari ha scritto tra gli altri: Manuale di Stregoneria, I giochi dei bambini italiani, Superstizioni italiane e Le torri di Bologna.
Le torri medievali, il simbolo di Bologna, furono
costruite tra l’XI e il XIII secolo, periodo del Basso Medioevo caratterizzato
dalla lotta per le investiture tra Impero e Chiesa e dalla bellicosa
opposizione tra guelfi e ghibellini che, a Bologna, erano rispettivamente
rappresentate da Geremei e Lambertazzi.
Le prime torri pare avessero funzione di
difesa-avvistamento e fossero pubbliche. Ad edificarle, tra l’XI e il XII
secolo, fu l’amministrazione imperiale, rappresentata a Bologna da Matilde di
Canossa, sostenitrice del potere feudale.
Cessata l'influenza imperiale, nel XII secolo le torri passarono in mano alle famiglie più facoltose (come gli Asinelli) e tante altre vennero costruite sia per volontà dei nobili ghibellini, sia dei guelfi più ricchi, in buona parte questi con origini popolane. Da strumento di avvistamento e difesa, le torri si trasformarono così in simbolo di potere, utilizzate per offendere e difendere. A partire dal Trecento, venute meno le ragioni che ne avevano motivato la costruzione, le torri persero importanza. Non ne vennero più costruite e quelle esistenti vennero mozzate, abbattute, inglobate in altre edifici o riconvertite ad altri usi. Oggi ne restano 22, poche rispetto alle almeno novanta presenti a Bologna nel XII secolo.
Recentemente ristrutturata negli interni, è possibile
visitarla e salire fino alla sommità da cui si gode una vista inedita su Piazza Maggiore.
Alta 27 metri, la edificarono gli Alberici, potente famiglia ghibellina d'origine lombarda, che donò a Bologna fior di giuristi. Tra questi Ugo Alberico di Porta Ravegnana, tra i redattori della Dieta di Roncaglia del 1158, nella quale vennero stabiliti i “diritti inalienabili della corona” a favore dell’imperatore Federico Barbarossa.
Dal 1273 ospita il più antico esercizio commerciale di Bologna, spazio ottenuto riducendo lo spessore dei muri (2 metri e 34 a un metro e 20 di spessore). Da allora, sotto torre Alberici c’è sempre stato un negozio, dalle celebre rivendita di pregiate sete aperta a inizio ‘300 dai Bolognini, al più recente formaggiaio fino all'attuale ristorante. L’attuale odierno è frutto dei restauri del 1926, anno nel quale venne eliminato un portico in muratura che ne copriva la base. Suggestiva la caratteristica serraglia di legno a ribalta, tipica delle botteghe medievali, così come la porta d’ingresso originaria, a circa sei metri d’altezza, incorniciata con conci in selenite e coronata da un arco cieco.
Foto di Andrea Malossini
È la torre medievale originale più alta d’Italia (97,20 m) e tra le più antiche, in quanto probabilmente eretta a scopo difensivo per volere imperiale nella seconda metà dell’XI secolo, e poi di proprietà della famiglia ghibellina degli Asinelli dall’inizio del XII secolo. Una leggenda narra che la torre fu costruita per iniziativa di un giovane che di mestiere trasportava sabbia e ghiaia con i suoi asinelli (da qui il nome della famiglia).
Meno pendente (spiombo di 2,25 metri) della vicina Garisenda, è insieme a questa il simbolo di Bologna: le Due Torri. Nel 1398 un incendio distrusse la struttura in legno interna e fuse in parte i muri in selenite alla base. Per evitare episodi simili vennero costruite le scale in muratura e una volta all'altezza di 30 metri. Verso la metà del 1400 venne aggiunta anche la rocchetta merlata. La torre fu carcere e patibolo degli uomini di chiesa condannati a morte.
-> Attualmente è chiusa al pubblico per manutenzione nell'area del complesso Due Torri.
È la Torre pendente di Bologna che, con un angolo di 4° (3,22 metri lo spiombo), vince di un soffio la gara con quella di Pisa (attualmente 3,97°). Alta oggi 47,50 metri, venne edificata intorno al 1100 ed ebbe come primi proprietari i Garisendi, ricca famiglia di cambiatori di fede ghibellina.
È pendente fin dalla sua costruzione, come ricorda anche Dante Alighieri, che per ben due volte poetò sulla torre: prima nel sonetto sulla Garisenda, datato 1287, quando il “Sommo” aveva solo 22 anni, poi nei più celebri versi della Divina Commedia (Inferno, XXXI), canto che viene ricordato nella lapide posta sul lato orientale della torre, nel quale viene paragonata al gigante Anteo.
In origine alta circa 60 metri, per la sua grande pendenza nel 1293 il Comune decise di abbatterla, offrendosi ai Garisendi per l’acquisto. Dopo un anno, non avendo trovato i soldi per farlo, l’idea della demolizione venne abbandonata. Nel 1353 riuscì a mozzarla, ma non ad abbatterla, il despota Giovanni Visconti da Oleggio, che per motivi di sicurezza la fece abbassare di circa 12 metri.
Foto di Andrea Malossini
Foto di Andrea Malossini
Foto di Andrea Malossini
Torre Lambertini
Alta 25 metri, fu eretta dai Lambertini tra il 1120 e il 1142, un secolo prima del Palazzo del Capitano del Popolo e del contiguo Palazzo Re Enzo, che oggi la inglobano quasi a nasconderne l'antica origine. I nobili guelfi Lambertini diedero i natali a Guido Lambertini (che contribuì alla cattura di re Enzo a Fossalta), e al cardinal Prospero Lambertini, salito al soglio pontificio nel 174, con il nome di papa Benedetto XIV, protagonista dell’omonima opera teatrale scritta da Alfredo Testoni nel 1905.
Dopo essere passata al Comune di Bologna nel 1294, la torre venne adibita nel 1327 a carcere femminile e nel 1356 ospitò il primo orologio meccanico pubblico di Bologna. Tra il 1903 e il 1909 la torre venne adattata da Alfonso Rubbiani allo stile neo medievale (insieme ai palazzi Re Enzo e del Podestà), con l’aggiunta di una altana con tettuccio, finestre e un balcone.
Ai piedi della torre si trova un ristorante, entrando nel quale è possibile visitare parte degli interni.
Foto di Andrea Malossini
Foto di Andrea Malossini