Museo Ottocento - ph. Simone Nocetti

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Museo Ottocento Bologna: l’arte bolognese tra Ottocento e Novecento

Aggiornato il 07 novembre 2025 Da Bologna Welcome

Il Museo Ottocento Bologna è oggi uno dei luoghi più significativi per comprendere l’identità culturale della città. Situato nel cuore storico, il museo custodisce, studia e valorizza il patrimonio artistico bolognese tra Ottocento e primo Novecento, raccontando un periodo fondamentale di trasformazioni estetiche, sociali e civili.

Visita il Museo Ottocento di Bologna per approfondire o scoprire gli artisti emiliani che lo hanno rappresentato:

Il Museo e la sua nascita

Il Museo Ottocento Bologna nasce per restituire centralità alla produzione artistica emiliana tra il XIX e l’inizio del XX secolo, un periodo decisivo ma a lungo sottorappresentato nei principali itinerari museali.

La collezione permanente, costituita da circa 85 opere, documenta l’evoluzione dei linguaggi pittorici locali nel dialogo tra tradizione accademica, naturalismo, simbolismo e primi segnali di modernità.

Il progetto museale si fonda su tre pilastri:

  • Ricerca storica e archivistica
  • Valorizzazione delle personalità artistiche meno note al grande pubblico
  • Collaborazioni istituzionali con enti territoriali e fondazioni

È un museo che non solo conserva, ma interpreta, rilegge e rende nuovamente visibile un patrimonio che appartiene alla città e alla sua storia culturale.

Fabio Fabbi, I sette vizi capitali, s.d. ©Museo Ottocento Bologna

Le collezioni e il percorso in cinque sale

Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso cinque sezioni tematiche, che mostrano come la pittura bolognese si sia evoluta tra accademia, osservazione dal vero e ricerca interiore.

  • La tradizione accademica e la pittura storica, tra citazioni classiche e scene di genere del periodo Goupil;
  • Il naturalismo en plein air, con opere che restituiscono la verità della luce e dei luoghi;
  • La Belle Époque e l’orientalismo, in dialogo con nuovi immaginari culturali;
  • Il simbolismo e il breve periodo del Decadentismo italiano, che esplora emozioni, silenzi e memorie;
  • La soglia del Novecento, dove il ritratto e la forma si aprono alla modernità.

Un racconto chiaro e progressivo, adatto sia a chi si avvicina per la prima volta all’arte, sia a chi desidera approfondire percorsi critico-storici già noti.

Luigi Bazzani, Il Foro a Pompei, s.d. ©MuseoOttocentoBologna

La mostra Ineffabile Lea

La mostra Ineffabile Lea restituisce luce e voce a Lea Colliva (1901–1975), figura colta, intensa e originale della pittura bolognese del primo Novecento, nel cinquantenario della sua scomparsa.
Protagonista appassionata e indipendente, Colliva attraversa linguaggi e stagioni artistiche con una forza interiore che la critica dell’epoca non seppe riconoscere pienamente.

Il progetto, curato da Francesca Sinigaglia e Beatrice Buscaroli, nasce in collaborazione con la Fondazione Bertocchi-Colliva di Monzuno e con il patrocinio del Comune di Bologna e del Comune di Monzuno.

La mostra presenta un percorso articolato in sei sezioni, dalle prime prove giovanili legate al naturalismo di Flavio Bertelli, fino alla straordinaria stagione degli anni Sessanta e Settanta, che l’artista definì “Movimento del ’66”, segnata da sperimentazioni cromatiche e visioni cosmiche.

Tra le opere in evidenza:

  • Ritratto di Renata con la volpe bianca (1925)
  • Vedute paesaggistiche di impronta cezanniana
  • Dipinti realizzati nel periodo della rivista L’Orto, fondata con Nino Bertocchi e altri intellettuali
  • I cicli finali, intensi e luminosi, che esprimono la sua ricerca psichedelica e cosmologica

Ineffabile Lea non è solo una mostra: è un atto di restituzione culturale, un invito a riconoscere e valorizzare una protagonista della storia artistica bolognese e italiana.

➝ Visita la mostra



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