Polittico, Giotto, ©Pinacoteca Nazionale di Bologna

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L'arte medievale a Bologna

Aggiornato il 14 novembre 2022 Da Bologna Welcome

Ci accompagna in questa promenade...

Massimo Medica, storico dell’arte e docente universitario; dal 2001 dirige i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna presso i quali lavora dal 1984. I suoi ambiti di ricerca e studio interessano l’arte medievale e rinascimentale, a cui ha dedicato numerosi interventi, tra cui mostre internazionali.

Chi visita Bologna non può che rimanere colpito dall'immagine prevalentemente medievale evocata da alcuni dei suoi più importanti monumenti, espressione di quel fervore politico e civile vissuto allora dalla città. 

Siamo appena arrivati in città. Da dove partiamo?

A costo di apparire di parte, è proprio al Museo Civico Medievale che il visitatore potrà farsi una prima idea della vita e della cultura cittadina del periodo quando la città, grazie soprattutto alla presenza della sua Università, riuscì a competere con le più importanti capitali europee. Lo dimostrano gli antichi monumenti sepolcrali dei professori, chiamati arche. Tra queste segnalo quella del grande Giovanni di Andrea del 1348, che, come consuetudine, viene raffigurato due volte: come defunto sul coperchio e nell'atto di impartire la lezione ai suoi studenti, colti qui nell'immediatezza dei gesti e degli atteggiamenti. Le sculture ci restituiscono infatti con grande vivacità quella che doveva essere allora la vita e l'attività della più antica Università d'Europa.


Al museo è custodita anche la grande statua in rame battuto raffigurante il tanto discusso pontefice Bonifacio VIII, che certamente si impone per il suo aspetto ieratico e lo splendore delle estese dorature. Questa statua realizzata dall'orafo senese Manno di Bandino venne fatta erigere dai bolognesi sulla facciata dell’attuale Palazzo d’Accursio. Si tratta sicuramente di un'opera straordinaria simbolo del potere politico di questo pontefice “amato da pochi, odiato da moltissimi e temuto da tutti”.

Proseguendo verso via Indipendenza è d'obbligo sostare presso la Cattedrale di San Pietro. Dell'antica cattedrale, già in essere nel X e XI secolo, ricostruita in Epoca Moderna, rimangono significative testimonianze. I resti della duecentesca Porta dei Leoni e la grande Crocifissione scolpita del 1170-1180, ora sull'altare maggiore. Forse non tutti sanno che nella cripta sono esposti anche alcuni importanti resti degli antichi portali della cattedrale ritrovati durante i restauri del campanile. Tali frammenti, databili al XII secolo, appartenevano agli stipiti dei tre portali che in origine ornavano la facciata della chiesa, come evidenzia la loro iconografia che presenta figure di Telamoni con tralci, animali fantastici e scene della vita di Gesù. 


Usciti dalla cattedrale si prosegue verso Piazza Maggiore e ci si trova di fronte alla grande Basilica di San Petronio, la cui costruzione ebbe inizio nell'ultimo decennio del Trecento. Nel suo testamento Bartolomeo Bolognini dava precise disposizioni per la decorazione della cappella, la quarta sul lato sinistro. Si tratta della celebre Cappella Bolognini, di cui ancora oggi possiamo ammirare la preziosa decorazione che rappresenta sicuramente uno degli esempi più alti tra quelli compiuti in città nel Quattrocento. La vasta impresa si deve a Giovanni da Modena che dipinse le pareti con le storie dei Magi, quelle di San Petronio e le grandi scene del Paradiso e dell'Inferno, le cui pene e supplizi vengono qui resi in maniera quanto mai orribile, a richiamare forse la travagliata situazione che stava vivendo allora la Chiesa, dilaniata dal Grande Scisma.


Non distante da San Petronio è la Basilica di San Domenico, ricca di importanti testimonianze artistiche, l'opera di maggiore pregio è rappresentata dall'Arca marmorea del Santo, frutto dell'intervento di vari artisti che vi operarono nell'arco di più secoli. La parte più antica, costituita dal sarcofago con storie di San Domenico, si deve a Nicola Pisano e alla sua bottega che la terminarono nel 1267. L'idea originalissima di questa nuova struttura monumentale, naturale evoluzione delle casse-reliquiario, capolavori di oreficeria che custodivano i corpi dei santi, è quella di restituire la preziosità facendo leva sulla qualità luminosa e sottile del marmo di Carrara, a contrasto con i coloratissimi fondi vitrei. Prima delle trasformazioni rinascimentali e moderne, l'arca si presentava come un sarcofago scolpito, di chiare reminiscenze classiche, sorretto da colonne e da supporti figurati, oggi conservati in vari musei italiani e stranieri. 

Da San Domenico consiglierei una visita all'altra grande Basilica di San Francesco, sicuramente uno degli esempi più belli della nascente architettura gotica italiana. Ammirando oggi il grande altare sovrastato dalla preziosa pala marmorea, si stenterebbe a credere che abbia potuto suscitare ai suoi tempi un'accesa diatriba tra i committenti, ovvero i francescani, e i due scultori veneziani a cui era stata affidata l’esecuzione, Jacobello e Pier Paolo Dalle Masegne. L'opera, in realtà poi eseguita prevalentemente dal solo Pier Paolo, ai frati infatti non piacque. Eppure ci troviamo di fronte ad un vero e proprio capolavoro che, nella complessità della sua struttura, non aveva certo precedenti a Bologna. Così come innovativa doveva risultare l'inclinazione apertamente "cortese" con cui  venivano rese le varie figure, contrassegnate da un'elegante flessuosità che anticipa certi orientamenti successivi della pittura veneziana. 

Lasciata la chiesa, attraversando la città lungo le vie Ugo Bassi, Rizzoli e Strada Maggiore si arriva a Palazzo Davia Bargellini, sede dal 1920 del museo. Non è forse un caso che il nome del più importante pittore bolognese del Trecento, Vitale degli Equi, sia stato per secoli associato alla particolare denominazione “delle Madonne”, nata forse per avvallare una lettura in chiave devozionale della sua opera, in riferimento ad una specifica produzione del pittore. È quanto sembrerebbe confermare la cosiddetta Madonna dei Denti, tra le poche opere datate dell’artista, testimonianza tra le più alte della ricchissima civiltà pittorica del Trecento bolognese. L'estrema eleganza della Vergine, agghindata quasi come fosse una nobile dama medievale, convive con una sensibilità più immediata capace di esprimere atteggiamenti colti direttamente dalla vita quotidiana, in una trasposizione divertita ed affettuosa del tema sacro. 


Forse non tutti sanno che intorno al 1333-1334 il grande Giotto venne a Bologna per affrescare la perduta cappella magna della Rocca di Galliera, costruita per ospitare il pontefice Giovanni XXII, allora residente ad Avignone. Se di questa gloriosa impresa non è rimasta testimonianza, resta a documentare l'attività dell'artista in città il Polittico firmato con la Vergine e i santi, oggi conservato alla Pinacoteca Nazionale. Non è infatti escluso che anche questo prezioso dipinto possa avere fatto parte in origine delle decorazioni della distrutta Rocca, le cui rovine possono essere ammirate presso l'autostazione. Nel castello era ricordata anche un'altra cappella che non è escluso fosse dedicata agli Angeli e Arcangeli, le stesse figure che compaiono ai lati della bella Vergine col Bambino nel polittico.


Per concludere la visita io suggerirei una passeggiata fuori porta, incamminandosi lungo via dell'Osservanza, per ammirare Villa Aldini che fu costruita all'inizio dell'Ottocento per volontà di Antonio Aldini, ministro di Napoleone. In tale occasione, nel complesso architettonico venne inglobata l'antica chiesa Rotonda della Madonna del Monte. Sopravvissuta alle vicende del tempo, quando la struttura circolare fu modificata come sala da pranzo, tutt'oggi conserva al suo interno, dodici nicchie con un prezioso ciclo pittorico raffigurante gli Apostoli con libri e cartigli. La decorazione, occultata per secoli e riscoperta nel Novecento, è oggi considerata tra le rarissime testimonianze dell'arte bolognese di fine XII secolo. Oltre a questa meraviglia medievale, la visione della città dalla collina è certamente il modo migliore per salutare Bologna. 

Foto Courtesy of Musei Civici di Bologna

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