Guido Reni: il trionfo e la sua eredità
Aggiornato il 13 novembre 2024 Da Arte Grand Tour
Guido Reni è una delle figure più rappresentative della pittura del Seicento a Bologna dove, chiusa l’esperienza romana, fece ritorno nel 1614 carico di onori. L’Europa intera lo definiva “il divino Guido” ed egli era, per tutti, il pittore più illustre della scuola bolognese. Il suo studio richiamava in città visitatori illustri e l’eco della sua fama si diffondeva grazie ai versi dei poeti.
Grazie ai successi riscossi presso la curia pontificia,
Guido Reni, tornato a Bologna, divenne la figura su cui si appuntava l’orgoglio
cittadino. Per questo, nel 1614 gli fu commissionata a furor di popolo la
decorazione della cappella che, edificata da Floriano Ambrosini, ospitava
l’Arca di San Domenico nell’omonima chiesa. Nell’affresco, il santo ascende
alla gloria celeste tra Cristo e Maria, festeggiato da schiere di angeli
musicanti. Legatissimo alla chiesa dei domenicani, dove si poteva ammirare anche
la Strage degli Innocenti, oggi in Pinacoteca, Guido fu sepolto nella Cappella
del Rosario.
Affresco cappella di San Domenico, Chiesa di San Domenico, Bologna - ©Sailko, CC BY-SA 3.0
Teatro dell’omaggio tributato dalla città al suo pittore fu
la Chiesa di San Maria della Pietà. Il Senato felsineo commissionò all’artista
nel 1614 la monumentale pala d’altare su tre livelli, che rappresentava in
primo piano il profilo turrito di Bologna. Per l'opera, oggi in Pinacoteca e
sostituita da una copia ottocentesca, Guido Reni ricevette una somma
ingentissima e una medaglia d’oro. L’artista eseguì per la stessa chiesa il
Trionfo di S. Giobbe, asportato dalle truppe napoleoniche e ancora custodito
nella cattedrale di Nôtre-Dame a Parigi.
Pietà dei mendicanti, Pinacoteca Nazionale di Bologna, ©Sailko, CC BY-SA 4.0
L’immagine più popolare di Guido è la piccola Madonna col
Bambino dormiente (nota anche come Madonna del Suffragio), datata 1632 e
conservata nella Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano. La chiesa,
antichissima, è uno scrigno della pittura bolognese del Seicento, e riunisce
insieme opere di Ludovico Carracci e dei suoi allievi, tra cui Francesco
Albani. Nel dipinto di Guido, Maria abbraccia il figlio, avvinto da un sonno
che prefigura la morte. Rubata due volte e due volte restituita alla città, la
mater amabilis condensa la dolcezza delle figure reniane.
Madonna col Bambino dormiente (Madonna del Suffragio), Guido Reni, Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano, Bologna, ©PublicDomain
Negli anni della maturità, la tavolozza di Guido Reni si
schiarisce e la pittura si fa quasi evanescente. L’ultima stagione del pittore
si riconosce nella Lucrezia che prepara il suicidio, conservata a Palazzo Pepoli Vecchio e realizzata nel 1641. Violata da Sesto Tarquinio, figlio del re
di Roma Tarquinio il Superbo, la virtuosa Lucrezia preferì la morte al dolore
per l’oltraggio subito. L’anno successivo alla realizzazione della tela, il 18
agosto 1642, Guido Reni morì nella sua casa in via dei Libri (oggi via Farini).
Lucrezia che prepara il suicidio, Guido Reni, palazzo Pepoli Vecchio, Bologna - ©Sailko, CC BY 3.0
Per il panorama artistico del suo tempo, Guido Reni segnò un
modello di valore assoluto. Tra Sei e Settecento, pittori diversi per
ispirazione trassero linfa dall’esperienza di Reni. Per rendersene conto basta
attraversare le Collezioni Comunali d’Arte. Qui Guido Cagnacci trasforma in una
sensuale Cleopatra l’estasi delle figure sacre reniane mentre, nei dipinti
dedicati alle Storie di Achille, Donato Creti approfondisce il rarefatto ideale
di bellezza che aveva ispirato Guido Reni.
Cleopatra, Guido Cagnacci, Collezioni Comunali d'arte, Bologna - ©PatER
In questo itinerario tra i capolavori di Guido Reni a
Bologna, si cela una città fiera del suo genio artistico, una figura che ha
saputo rappresentare la grazia e la bellezza del Seicento italiano e che ancora
oggi è celebrata come uno dei più grandi pittori della scuola bolognese.
L’Europa intera lo definiva “il divino Guido”, ed era, per tutti, il pittore più illustre della scuola bolognese. Figlio di Daniele, musicista, e di Ginevra, Guido Reni nacque nel 1575 e si formò a Bologna, misurando da subito le distanze tra il suo stile idealizzante e il “naturale” dei Carracci. A partire dal 1600 lavorò a Roma per committenti prestigiosissimi. Tornato in patria nel 1614, dominò la scena artistica del tempo. Il suo studio richiamava visitatori illustri, e l’eco della sua fama si diffondeva grazie ai versi dei poeti. Caratterizzato da una personalità complessa e tormentata, Guido Reni morì il 18 agosto 1642.