Davide Valacchi, escursionista non vedente
Aggiornato il 01 luglio 2023 Da Bologna Welcome
Davide Valacchi, referente dell'area escursionismo sia a piedi che in bicicletta per la Fondazione per lo Sport Silvia Parente Onlus di Bologna.
Mi occupo di turismo e sport sostenibili e inclusivi, ovvero accessibili anche a persone con vari tipi di disabilità. Io sono non vedente ed è molto stimolante ideare e proporre attività pensate anche per chi vive le mie stesse difficoltà. Dal 2021 lavoro per la Fondazione per lo Sport Silvia Parente Onlus di Bologna che, dal 2006, lavora per consentire a tutti di sciare, pedalare, correre e godere delle meraviglie dello sport e della natura.
Le colline e l'Appennino bolognese si sono rivelate il palcoscenico ideale per le nostre attività, che durante tutto l'anno si svolgono su un territorio che noi stessi non finiamo mai di scoprire.
Poterlo mostrare anche agli altri, creando gruppi misti di
persone con e senza disabilità che si divertono e mettono in gioco
dimenticandosi di differenze, è un'esperienza umana e
professionale che mi appaga sempre di più.
Nella Bologna di domani spero di trovare un'attenzione alla tradizione e alla conservazione dell'autenticità dei luoghi. Sono sempre stato spaventato dal rischio di piegarsi alle regole economiche e commerciali imposte dal mercato e dal business, quindi spero che si riesca a sfruttare l'immenso patrimonio che le aree periferiche della Città Metropolitana hanno da offrire senza snaturarle e inquinarne la vera essenza, che è poi la sola ragione per cui destano così tanto fascino e interesse nei visitatori che sanno apprezzarle.
Solo per fare un esempio, mi piacerebbe poter contare su un
servizio di trasporto pubblico (di linea o su prenotazione) che raggiunga anche
le aree più remote dell'Appennino, rendendole così accessibili a tutti e contenendo
il traffico veicolare in zone per cui suoni ed emissioni provocate dalle auto
sono nocive.
Nella primavera 2018 stavo pianificando un viaggio che mi avrebbe portato, in compagnia di 2 amici, a pedalare in tandem dall'Italia al Kazakistan, ed era stato pubblicato un articolo su "La Repubblica Bologna" a riguardo. Matteo Brusa, che poi è diventato un mio grande amico nonché collega della Fondazione, lo lesse e mi contattò scrivendomi su Facebook per conoscerci.
Il nostro rapporto iniziò con uno spettacolare giro in tandem mountain bike sui calanchi sopra Ozzano dell'Emilia (BO) che ricorderò per sempre. Non avevo mai fatto
mountain bike e quel pazzo di Matteo, per sorprendermi con emozioni
adrenaliniche, pensò giustamente di catapultarmi su sentieri fatti di rampe
ripidissime con strapiombi e passaggi tecnici degni di nota. Sentivo la cresta
aguzza e aerea del calanco che si trasformava in ripide discese intorno a noi,
che zigzagavamo su un sentiero che ripercorre il tracciato dell'antica
Flaminia Minor costruita dai Romani.
Mi
divertii così tanto, restando stravolto positivamente dalla fatica e
dall'adrenalina, che da quel momento il tandem e i sentieri sono diventati il
mio pane più che quotidiano.
La Fondazione poi sponsorizzò il mio viaggio sostenendo il progetto di promozione del tandem come mezzo di inclusione per le persone con disabilità visiva, e al mio ritorno iniziò la mia esperienza professionale con loro.
Tra i luoghi del cuore in provincia di Bologna c'è senz'altro la Valle del Randaragna. Si tratta di un luogo a un'ora e mezzo di auto da Bologna. La valle inizia poco dopo la piccola frazione di Molino del Pallone, nell'alta valle del Reno. Risalendo il fiume che lambisce Bologna difatti si incontra questa valle secondaria scavata dal torrente Randaragna, che per me è uno scrigno di rara bellezza naturalistica.
I boschi qui sono fittissimi, a tratti creano un vero e proprio tunnel sopra la strada, impedendo al sole di penetrare. Il castagno la fa da padrone, e non a caso era il capostipite dell'antica economia montanara da queste parti. La quiete rasserenante del bosco è ogni tanto interrotta dallo scrosciare del torrente, che crea un paio di cascate nascoste dalla stupefacente bellezza.
Il bosco, con i suoi odori e suoni che occorre imparare a riconoscere e interpretare, mi garantisce un panorama sensoriale così vario che non percepisco la mancanza della vista come un limite, cosa che mi capita in altri ambienti.
Avrei tante parole preferite ma dico paciugo, che ha una duplice valenza. Può indicare sia un danno ad opera di liquidi, spesso sudici, cosparsi o fuoriusciti, oppure una situazione talmente aggrovigliata da non essere risolvibile.
Nonostante il mio legame inestricabile al mio territorio di origine che è quello di Ascoli Piceno, posso tranquillamente dire di sentirmi ormai a casa anche a Bologna, una città che mi ha consentito di realizzare i miei sogni e di sentirmi libero e autonomo, cosa assolutamente non scontata per una persona non vedente.
La Bologna di oggi, fatta da chi lavora dietro le quinte, si impegna nel sociale e nella promozione territoriale, di eccellenze, di bolognesi di origine e adozione.