di e con Marta Cuscunà Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica (35.000 persone) che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta della fine del regno pacifico delle donne e dell’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra. La figura principale del racconto è Dolasilla, principessa dei Fanes, costretta da suo padre (chiamato “il falso re”) a diventare una Tjeduya: una guerriera. Ovvero la mano armata del potere. Mettere in scena Il canto della caduta significa raccontare la guerra cercando un modo per varcare i confini della irrappresentabilità dell’orrore che essa porta con sé. In scena, ci saranno 10 robot analogici progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani: lo spettacolo si inserisce in una tradizione di teatro visuale e di figura, che scardina l’immaginario legato a questo settore proprio con la scelta di utilizzare, per la movimentazione, alcune tecnologie, comunemente applicate all’industria.
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